Due grandi schermi fanno da sfondo al performer: uno collegato al laptop e l'altro alla videocamera. La videocamera è collegata anche al laptop e ne inquadra lo schermo. Lo schermo del laptop mostra l'interfaccia del programma interattivo “EyeCon” settato in modo che trasmetta la ripresa della videocamera. ![]() ![]() Con
questo assemblaggio nasce uno “nuovo strumento” video-musicale, che
inserisce il performer, e gli spettatori, in un diverso contesto
creativo e percettivo.
Multi Reverse inverte così il rapporto tra suono e immagine: è il movimento dell'immagine stavolta che genera il suono e non viceversa. Le immagini non sono più lo “sfondo” della musica e il suono non è più la “colonna sonora” delle immagini, ma entrambi si fondono in un unico reale evento audio-visivo; ogni volta diverso perché diverso il contesto ambientale ed emotivo. ![]() Inoltre
attraverso la doppia visione dei due schermi (computer e videocamera)
si intende affrontare un'altra problematica delle performance
audio-visive digitali: la mancanza di consapevolezza.
Normalmente gli spettatori vedono uno o più performer chini sulle proprie tastiere o mixer ma non capiscono cosa fanno veramente: potrebbe essere tutto registrato o impostato in modo che l'azione live sia in realtà minima e poco rilevante. Mostrando invece l'interfaccia del software e l'immagine della videocamera è possibile rendere maggiormente consapevole lo spettatore sulla tipologia di creazione in tempo reale, alzando così anche il grado di spettacolarità della performance. ![]() Gli
oggetti scelti per generare il suono hanno ognuno una forma e un
valore simbolico diverso e danno il tema da testare ed elaborare in
ogni brano: circuito rotto, catena di ferro, coltello, scheletro, legno
di mare,
plastica bruciata, vecchia valvola ...
Di
ogni performance si registra il video e la colonna sonora, facendone
memoria digitale.
E almeno un frame del video diventerà una stampa digitale facendone memoria analogica. ![]() |