______UGANDA: CHI HA PAURA DEGLI ACIOLI ?

Una ribellione interna, usata ad arte per eliminare "discretamente" questa popolazione del nord, che da sempre rappresenta una minaccia al potere di Museveni. La tessera meno conosciuta del complesso mosaico dei Grandi Laghi.

Da 10 anni il nord dell'Uganda è in guerra. Il conflitto tra l'esercito di Yoweri Museveni, l'attuale presidente, e un gruppo di ribelli appartenenti alla tribù Acioli, costringe la popolazione civile a pagare un prezzo altissimo: un calo rilevante della popolazione per morti o emigrazione, una grossa perdita di valori sociali, culturali, religiosi, una povertà crescente e un degrado sociale che stanno seriamente compromettendo il futuro di tutto il nord. Gruppo nilotico di circa mezzo milione di individui, gli Acioli abitano una regione fertile e ricca di piogge, al confine col Sudan.

Considerati da sempre una minaccia da chi in Uganda detiene il potere, a cominciare da Amin, gli Acioli sono stati da sempre oggetto di repressione e sterminio, con conseguente ribellione armata della popolazione. Nel 1988 la maggior parte dei ribelli Acioli si arrende, grazie all'intervento di personalità ecclesiali. Rimane un piccolo gruppo capeggiato da una certa Alice Lakwena, che si dice abbia poteri straordinari e sia guidata dallo Spirito Santo. C'è chi dice che Alice fosse manovrata da chi voleva il disarmo degli Acioli. Attualmente il gruppo, guidato da Joseph Kony, si chiama ancora la "Resistenza armata del Signore", ma il suo obiettivo principale è la popolazione indifesa. Case e granai bruciati, raccolti distrutti, persone barbaramente uccise o mutilate: taglio di labbra, nasi, orecchie, braccia, mani o gambe, e migliaia di ragazzi e ragazze portati via con la forza, per essere arruolati nella guerriglia. Sembra che una parte dei bambini sia finito nel giro della schiavitù, venduti in cambio di armi. Le mine antiuomo completano il quadro, già di per sé agghiacciante. Dalla chiesa e da vari settori della società civile arrivano pressioni per una soluzione pacifica e tentativi di mediazione; il tutto è ignorato o boicottato dal presidente Museveni, che ha optato per la soluzione militare. Nel settembre 1988 ebbe luogo la prima operazione militare del nord. Durante le "operazioni", la regione venne isolata completamente, anche con il black-out radio e stampa. Molti innocenti sparirono mentre i soldati compirono atti di violenza sessuale su giovani, madri, uomini e anziani in presenza dei loro famigliari. L'esperienza è così pesante che molti si suicideranno. Attualmente l'operazione "Nord Pulito" impiega circa 23.000 soldati contro poche centinaia o tutt'al più migliaia di ribelli, dei quali i militari conoscono tutto e che possono seguire con 2 elicotteri. Si direbbe quasi che l'esercito, quando viene informato dei movimenti dei ribelli, eviti di confrontarsi con loro. E' successo anche quando furono rapite 150 ragazze della scuola di Aboke: i soldati, preavvisati delle intenzioni dei ribelli, promisero aiuto, ma arrivarono a cose fatte.

Museveni si è dimostrato in questi anni un uomo astuto, intelligente, capace, con obiettivi ben chiari e pianificazione a lungo termine. Allora l'ipotesi è che questa guerra sia voluta e portata avanti con l'obiettivo preciso della distruzione degli Acioli. Sia l'esercito che i ribelli si accaniscono contro la popolazione civile, disarmata e impotente. Al presidente Museveni, comunque sia, il conflitto ha arrecato indiscutibili vantaggi. La protezione dei civili del nord ha giustificato le alte spese militari che gli hanno permesso di costruire un esercito potente, grazie al quale ha vinto le elezioni, e di allargare i suoi interessi e impegni militari al di fuori dell'Uganda. Lo stato d'emergenza è una buona scusa per ritardare la democratizzazione del sistema politico. Le basi dei ribelli in Sudan possono sempre diventare un buon pretesto per attaccare il paese vicino. La guerra ha portato una divisione tra i popoli del nord che, se unito e sviluppato, potrebbe rappresentare per lui una minaccia. La gente ha espresso disperazione, paura e senso di una fine oramai inevitabile: "Vediamo solo tenebre davanti a noi, siamo persi, senza speranza e futuro. Siamo divisi tra noi e senza una guida che ci indichi una strada da percorrere mentre il corso degli eventi supera ogni nostra capacità di comprensione".

Apio Adeko


FONTE: NIGRIZIA - GIUGNO 1997


*__________________UGANDA

His Excellency President

Yoweri Museveni

Presidential Palace

Kampala

UGANDA

His Excellency,

we are writing to You to express our concern about the situation of Acioli people in the North of Uganda. For years there has been a conflict between the Army and a group of figthers leaded by Joseph Kony, which brought as consequence the extermination of civilians; the responsibilities are both of the Army and of the partisans, who do not care about the life of the Acioli. On the contrary, it seems that this people causes trouble and any opportunity is good to beat it, using the rebels as an excuse to be ruthless against the civilians. We ask You that the rights of Acioli people be respected and the Army by You leaded be employed also for the protection of civilians. Waiting for an answer, we remain

Yours Faithfully




____________TRADUZIONE

Sua Eccellenza, le scriviamo per esprimere tutta la nostra preoccupazione per il popolo Acioli che si trova nel nord dell'Uganda. Da anni è in corso una guerra tra l'Esercito e un gruppo di guerriglieri guidati da Joseph Kony che ha avuto come conseguenza lo sterminio della popolazione civile; le responsabilità sono sia dei guerriglieri che dell'Esercito a cui non interessano molto le sorti degli Acioli. Anzi, sembra proprio che questo popolo dia fastidio e che non si perda nessuna occasione per colpirlo, usando i ribelli come un pretesto per accanirsi contro la popolazione civile. Chiediamo che i diritti del popolo Acioli vengano rispettati e che l'Esercito da Lei comandato sia impiegato anche per la protezione dei civili. In attesa di una risposta in merito, porgiamo distinti saluti.


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