______ALGERIA: STRAGE SENZA SOSTA

Centinaia di algerini sono stati fatti scomparire in questi anni. Alcuni di questi sono stati in seguito trovati morti, ma le circostanze della loro morte non sono mai state chiarite.

Per molti altri, un muro di silenzio ne nasconde la sorte. Secondo testimonianze ed informazioni raccolte da famiglie, avvocati, altre vittime di violazioni dei diritti umani, ex detenuti e attivisti per i diritti umani, molti degli "scomparsi", furono presi dalle loro case, dal luogo di lavoro o altro, da membri delle forze di sicurezza in uniforme, o in borghese. Sono stati inutili gli sforzi di familiari ed avvocati e delle organizzazioni per i diritti umani algerine e internazionali, per ottenere informazioni sulla sorte dei loro congiunti e sul motivo della loro detenzione.

Secondo la legge algerina, gli arrestati perché sospettati di atti "terroristici" possono rimanere detenuti incommunicado (senza accesso a famiglie ed avvocati) per un massimo di 12 giorni. Inoltre, le famiglie devono essere informate dell'arresto e detenzione, ma ciò avviene raramente, ed i detenuti vengono spesso tenuti per settimane o mesi in detenzione segreta da polizia, gendarmeria e sicurezza militare. Durante questo periodo, i prigionieri sono completamente tagliati fuori dal mondo esterno, ed è maggiore il rischio di torture, maltrattamenti, "scomparsa", ed esecuzione extragiudiziale. I membri delle forze di sicurezza che eseguono gli arresti, generalmente non mostrano alcun mandato. Nella situazione attuale, in Algeria i membri delle forze di sicurezza spesso non indossano uniformi, né si identificano per quello che sono; invece i membri dei gruppi armati di opposizione spesso indossano uniformi e si comportano come membri delle forze di sicurezza. Per questo, quando qualcuno viene arrestato, la sua famiglia non ha modo di sapere se è stato preso dalle forze di sicurezza, o da un gruppo armato. Inoltre le forze di sicurezza sistematicamente rifiutano di ammettere la detenzione di coloro che sono in realtà detenuti incommunicado. Perciò le famiglie non riescono ad ottenere informazioni sulla sorte dei loro parenti, finché questi non vengono trasferiti in prigione, molto tempo dopo il loro arresto.

Talvolta riescono ad ottenere in maniera non ufficiale informazioni sulla sorte dei loro parenti detenuti, per esempio attraverso conoscenti, membri delle forze di sicurezza, che li informano di averli visti in una stazione di polizia o in un altro centro di detenzione, oppure attraverso persone che erano state detenute assieme ai loro parenti per un certo periodo.

Comunque molte famiglie restano senza alcuna informazione sui loro parenti arrestati, per settimane, mesi o anche anni. Ciò che è accaduto negli ultimi sei anni, ed in particolare negli ultimi dodici mesi, ha chiaramente dimostrato che non è sufficiente ignorare la situazione dei diritti umani in Algeria e sperare che migliorerà da sola. Eventi quali le elezioni presidenziali del novembre 1995 e le elezioni legislative del giugno scorso - che molti osservatori ritenevano utili alla riduzione della violenza - in realtà non hanno condotto a fermare la violenza, né a migliorare la situazione dei diritti umani. Per la comunità internazionale è giunto il momento, ormai non più procrastinabile, di aprire un serio dibattito su tale situazione e di chiedere che vengano intraprese investigazioni indipendenti ed imparziali, così da far luce su quanto sta realmente accadendo in Algeria e adottare misure per porre rimedio ad una situazione che è costata la vita di migliaia di persone.

Dobbiamo esprimere al governo algerino il nostro desiderio di avere informazioni accurate, ottenute da varie fonti indipendenti, sulla situazione dei diritti umani. Dobbiamo chiedere al governo algerino di consentire ai rappresentanti di organizzazioni non governative e alla stampa estera di visitare il paese, raccogliere liberamente le informazioni, assistere ai processi, visitare le prigioni. Soprattutto dobbiamo ricordare al governo algerino che ha líobbligo di rispettare gli impegni internazionali, in particolare líobbligo solenne di salvaguardare i diritti umani e prevenirne le violazioni.

FONTE: AMNESTY INTERNATIONAL/COORDINAMENTO LOMBARDO NORD-SUD - FEBBRAIO 1998

 

*_________________ALGERIA

 

Signor Presidente del Consiglio,

sentiamo il bisogno di comunicare a Lei la nostra angoscia e il nostro smarrimento di fronte al dramma algerino che da tempo ci sforziamo di interpretare.

Noi, parte del popolo italiano, vogliamo "interferire" perché non possiamo considerare affare interno di uno stato, che è tra i meglio armati dell'Africa, l'interminabile ripetersi di massacri inumani, ad opera di bande fanatiche. Le cronache quotidiane che oramai inondano la stampa mondiale, provano a sufficienza la vile latitanza del governo algerino sia nel difendere il proprio popolo, sia nello smascherare quei poteri che lui ben conosce e a cui obbedisce nel perpetuare la strategia della violenza e del terrore.

E' per noi un assoluto dovere morale il chiedere al nostro governo e alla comunità internazionale di operare coraggiosamente perché non stia ancora a guardare, mentre giornalmente in Algeria si massacrano uomini, donne e bambini.

Chiediamo anche un'informazione seria e completa, non condizionata dai rapporti commerciali che intratteniamo con questo paese: ci interessa di più la vita degli algerini che non il loro gas.

Aspettiamo un chiaro segnale d'impegno di tutto il nostro governo perché la pace e la sicurezza ritornino tra i nostri fratelli algerini.

Distinti saluti.

 

 

Spedire a Romano Prodi c/o Ulivo-I Democratici - Strada Maggiore 47 - 40125 Bologna




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