Se chiedi a qualcuno il nome di un paese che sta distruggendo la propria foresta, molto probabilmente ti risponderà: "Il Brasile". E sebbene le compagnie del legno si sforzino di apparire ambientaliste, le tribù indigene in Brasile stanno ancora lottando per il riconoscimento dei loro diritti territoriali. I Popoli Nativi se la devono vedere con il gigante della carta Aracruz Celulose.
Aracruz Celulose è controllata al 19% dalla Souza Cruz, una sussidiaria controllata interamente dalla BAT Industries (British American Tobacco). A causa della pressione dei clienti europei, si sta muovendo per ottenere l'accreditamento ambientale da parte del Forest Stewardship Council, che gestisce un marchio internazionale che attesta la buona gestione forestale dei produttori di legname. Tuttavia uno dei principi basilari del Forest Stewardship Council (FSC) è quello della tutela delle foreste primarie e del buon sviluppo di quelle secondarie e delle aree di interesse sociale e culturale. Aracruz Celulose è attualmente in rotta per rivendicazioni territoriali con due tribù indigene, i Tupikinim e i Guarani.
Dal 1983 le tribù hanno occupato tre aree di complessivi 4.492 ettari nella zona di Aracruz, nello stato di Espirito Santo. Ma dal 1993 stanno organizzando una campagna per rivedere la propria posizione. Una nuova rivendicazione di terre è stata presentata alla FUNAI (l'organizzazione nazionale responsabile della demarcazione delle aree indigene) che successivamente ha ratificato l'estensione del territorio a 13.579 ettari. Aracruz Celulose non ha accettato le rivendicazioni territoriali, la qual cosa non sorprende poiché nella zona in questione ha piantato numerosi eucalipti che producono cellulosa. L'Aracruz Celulose ribadisce di aver acquistato i diritti territoriali alla fine degli anni '60 e che le terre in quell'epoca erano disabitate. Comunque, i Tupikinim affermano di aver sempre occupato tali territori tranne per quei periodi che era loro impedito. Se ciò fosse vero, secondo la Costituzione del Brasile i diritti indigeni su queste terre sono inalienabili e non cadono in prescrizione. Quindi la terra non avrebbe potuto legalmente appartenere ad altri.
FUNAI ha identificato almeno 17 villaggi di Tupikinim i cui abitanti erano stati trasferiti forzatamente per introdurre piantagioni di eucalipti. L'Aracruz Celulose afferma di aver trasformato terre degradate in terre produttive, ma gli Indigeni hanno invece dichiarato che la Compagnia ha distrutto la foresta nativa per piantare gli alberi.
I Tupikinim e i Guarani sono stati attivamente aiutati dall'organizzazione brasiliana CIMI-Leste, che ha ottenuto il supporto di parecchi gruppi in tutto il mondo. L'appoggio è stato ricevuto da gruppi ambientalisti di Europa, Sati Uniti, Giappone e Sudafrica.
Aracruz Celulose ha presentato a gennaio le proprie rivendicazioni alla FUNAI, e la FUNAI a sua volta ha avuto tempo sino a metà giugno per verificarle; e il Ministro della Giustizia Brasiliano in seguito ha concesso un ulteriore periodo di 30 giorni per esprimere un giudizio in merito alle terre contese.
L'organizzazione CIMI-Leste chiede di scrivere al Forest Stewardship Council per impedire l'accreditamento dell'Aracruz Celulose e inoltre di scrivere alla Compagnia per rispettare i diritti territoriali dei Tupikinim e dei Guarani.
Per maggiori informazioni contattare:
CIMI-Leste
Caixa Postal 30
29190-000 Aracruz - ES
BRASIL
Tel/fax 0055-27-2562374
E-mail: cimicapixaba@ax.apc.org
FONTE: ETHICAL CONSUMER - LUGLIO 1997
*__________________BRASILE
Forest Stewardship Council
Unit D - Station Buildings
Llanidloes - Powys
Wales SY18 6EB
UNITED KINGDOM
fax 00xx-1686-412176
Dear Sirs,
we are writing about the request by Aracruz Cellulose of international labelling for well-managed timber supplies. We know that some lands in which Aracruz Cellulose has eucalyptus plantations are claimed by indigenous peoples Tupikinim and Guarani. These peoples live on this land before the company planted eucalyptus. Besides the plantations destroyed the existing native forest. We therefore ask you not to concede any labelling scheme to Aracruz Cellulose for not respecting the rights of indigenous peoples and destroying primary forests. Waiting for an answer, we remain
Yours Faithfully
____________TRADUZIONE
Vi scriviamo in merito alla richiesta da parte della Ararcruz Celulose del vostro marchio di qualità. Sappaimo che alcuni territori in cui l'Aracruz Celulose ha delle piantagioni di eucalipti sono rivendicati dai popoli indigeni dei Tupikinim e dei Guarani. Questi popoli abitano queste terre da prima che la compagnia in questione piantasse gli alberi. Inoltre le piantagioni di eucalipti sono state fatte a discapito della foresta primaria esistente. Chiediamo quindi che alla Aracruz Celulose non venga concesso nessun marchio di qualità per il mancato rispetto dei diritti dei popoli nativi e per la distruzione di foreste primarie. In attesa di una vostra risposta in merito, porgiamo distinti saluti.
ARACRUZ CELULOSE
Erling Sven Lorentzen, Chairman
Rua Lauro Miller 116
21 e 22 andares
22299.900 - Rio de Janeiro RJ
BRASIL
fax 0055-21-2957943
Dear Sirs,
we are writing to express our support to the requests of the indigenous peoples Tupikinim and Guarani. We know about the conflict between your company and the mentioned peoples, about the lands by you considered your own. We think that any attempt to take lands to natives is a will to pursue a policy of destruction of indigenous peoples, considered only an obstacle to the achievement of your business interests. We ask respect for the rights of native peoples.
Yours Faithfully.
____________TRADUZIONE
Vi scriviamo per esprimere il nostro appoggio alle richieste dei popoli nativi dei Tupikinim e dei Guarani. Siamo a conoscenza del conflitto che esiste tra voi e i popoli citati, per le aree che considerate di vostra proprietà. Consideriamo ogni tentativo di togliere territori agli indigeni come volontà di perseguire una politica di eliminazione dei popoli nativi, considerati solo un ostacolo per il raggiungimento dei vostri interessi commerciali. Chiediamo rispetto per i diritti dei popoli nativi. Distinti saluti.