Che belli i giocattoli! Quante volte, prendendo in mano un giocattolo, magari in qualche centro commerciale, abbiamo pensato ai nostri bambini e alla felicità che può venire loro da un bel regalo, una bambola, una macchinina, un pupazzo di qualche famoso cartone animato...
Ma quante volte abbiamo notato che quasi tutti questi giocattoli sono "made in China", prodotti in Cina, Taiwan, Indonesia, etc.? Quante volte ci siamo domandati come vengono prodotti, e da chi sono prodotti? Quando ci siamo preoccupati delle condizioni di vita di chi li produce, dei loro problemi di sopravvivenza?
Questo numero speciale di Boycott!, che è la traduzione di un dossier preparato dall'AMRC (Asian Monitor Resource Center) di Hong Kong nel 1996, vuole presentare l'altra faccia del pianeta giocattoli, quella tenuta accuratamente nascosta perchè piuttosto terrificante. Condizioni di lavoro disumane, orari impossibili, misure di sicurezza inadeguate, salari miseri, danni alla salute dei lavoratori, repressione sindacale, sono solo alcune delle più evidenti "contraddizioni" tipiche dell'industria dei giocattoli nel Sudest Asiatico. "Contraddizioni" che hanno prodotto almeno due incidenti gravissimi in questi anni: l'incendio della fabbrica Zhili a Shenzhen con 84 operaie morte carbonizzate (19 novembre 1993), e l'incendio della fabbrica Kader in Thailandia, dove morirono 188 lavoratori (10 maggio 1993).
Da tempo ormai le multinazionali hanno trasferito le loro produzioni in questi paesi, tenendo la proprietà dei marchi e concedendo le licenze a fabbriche locali: accade così che mentre le prime 6 più grandi compagnie di giocattoli del mondo sono americane e giapponesi, i più grossi produttori sono in realtà fabbriche situate in paesi come Cina, Thailandia, Malesia, Filippine, Indonesia, etc., dove la manodopera a basso costo può venire adeguatamente sfruttata, aumentando a dismisura il tasso di profitto.
Il dossier tratta ampiamente, suddivisi per paesi, i problemi del settore dei giocattoli, e cerca anche di trovare qualche risposta concreta, qualche azione che si possa fare per riportare un po' di giustizia e migliorare le condizioni degli esseri umani protagonisti di questa vicenda: il boicottaggio dei giocattoli prodotti nel Sudest Asiatico è un piccolo contributo che noi consumatori del Nord possiamo dare per aiutare il Sud del mondo a uscire dall'ingiustizia, e il risultato che si è ottenuto con le pressioni fatte alla Chicco dimostra tutta líefficacia di questa strategia.
Vi auguriamo quindi una buona lettura e ... BUON BOICOTTAGGIO!!!
Luca Radaelli