Un'altra grande diga, e un altro conflitto di interessi: quello tra gli abitanti di 23 villaggi, destinati ad essere sommersi dal lago artificiale creato dalla diga, e tra i costruttori della diga e gli esportatori di legname. Si tratta del Laos, uno dei paesi più poveri della penisola indocinese. Per la precisione del Nakai Plateau, abitato dalla minoranza etnica Nakai.
Qualche settimana fa il governo di Vientiane ha tenuto un'audizione pubblica sul progetto di diga, 1,5 miliardi di dollari di investimento. Una consultazione democratica per conciliare interessi diversi? In apparenza. Il fatto è che mentre il governo consultava, file di camion continuavano a scendere dall'altopiano di Nakai carichi di grandi tronchi. L'audizione pubblica è stato un atto puramente formale, forse per convincere i finanziatori (la Banca Mondiale) a proseguire.
In quest'area del Laos centrale il disboscamento, con beneplacito governativo, continua per la verità da 20 anni, da quando alla fine degli anni '70 è cominciato lo sfruttamento commerciale del legname tropicale e sull'altopiano sono arrivate squadre di operai tagliatori. Ma il colpo decisivo è arrivato nel 1993, quando i militari hanno cominciato a pulire la zona del futuro lago, prima di qualsivoglia valutazione di impatto ambientale e sociale. Da allora il traffico di camion che portano i giganteschi tronchi di legno pregiato alle vicine segherie è ininterrotto.
Solo che in quell'area si trovano anche 23 villaggi, di una povertà estrema persino rispetto agli standard del Laos. I loro abitanti vivono di agricoltura "taglia e brucia", che esaspera il bilancio ambientale nella regione. "Taglia e brucia" significa ripulire un'area da alberi o altra vegetazione per coltivarla, finché il terreno diventa improduttivo: allora si va a bruciare un'altra zona, per farne nuovi campi, che saranno a loro volta abbandonati.
Il degrado ambientale dunque precede la diga. I sostenitori del progetto - 5 imprese, riunite nel Nam Theun 2 Electricity Consortium (NTEC) - dicono che la zona non è più l'habitat di flora e fauna selvatica che era una volta, e l'evacuazione del Nakai sarebbe soltanto un piccolo prezzo da pagare per lo sviluppo. Anche se nei villaggi la gente dice di sentire i barriti degli elefanti, la notte...
La realtà è che né il governo, né gli investitori hanno prestato finora molta attenzione alla sorte dei Nakai dell'altopiano, anche se alcuni osservatori internazionali segnalano che una vera tragedia è in corso. Il governo ha promesso di risistemare tutti su altre terre, ma per il momento le circa mille famiglie dei villaggi dell'altopiano fanno fatica. L'anno scorso inondazioni disastrose hanno distrutto buona parte dei raccolti. Qualcuno ha venduto i pochi bufali che aveva, ma nessuno riuscirebbe a sopravvivere senza gli aiuti distribuiti (con parsimonia) dal governo.
Il governo sostiene che la diga, con la centrale da 90 megawatt, aiuterà l'economia della nazione. Benché ricco in materie prime, il Laos ha un prodotto interno lordo pro capite di 350 dollari l'anno. Vendere legno e produrre elettricità (da vendere in gran parte alla vicina Thailandia) è una necessità. Questione di prezzo.
MARINA FORTI
FONTE: IL MANIFESTO - 10 MAGGIO 1997
*__________________LAOS
His Excellency President
Nouhak Piloumsavanh
Bureau du President
Vientiane
République Démocratique Populaire Lao
(LAOS)
Dear President, we are writing about the situation of the inhabitants of 23 villages of ethnical minority Nakai, in Nakai Plateau zone. The artificial lake created by the dam in construction is seriously menacing the survival of about 1,000 families. We think you should consider above all the needs of these peoples, forced to leave their lands where they live and lived their ancestors. They received only promises. We think that no compensation can pay the loss suffered. We ask you therefore to stop and review the whole plan, putting in the first place the needs of the inhabitants. Waiting for an answer, we remain
Yours Faithfully
____________TRADUZIONE
Signor Presidente, le scriviamo in merito alla situazione degli abitanti di 23 villaggi della minoranza etnica Nakai, nella zona del Nakai Plateau. Il lago artificiale creato dalla diga in costruzione sta minacciando seriamente la sopravvivenza di circa mille famiglie. Crediamo che si debba soprattutto tenere conto delle esigenze di queste persone che sono costrette a lasciare le terre dove vivono e hanno vissuto i loro antenati. In cambio hanno ricevuto solo promesse. Noi riteniamo che non esista nessun compenso che possa ripagare della perdita subita. Vi chiediamo quindi di bloccare e rivedere l'intero progetto, mettendo al primo posto le esigenze degli abitanti della zona. In attesa di una vostra risposta in merito, inviamo distinti saluti.