Nel tentativo di industrializzare il paese, il governo della Thailandia si è concentrato sullo sviluppo industriale mentre ha ignorato la salute e la sicurezza dei lavoratori, le cui vite questo sviluppo avrebbe dovuto ironicamente migliorare. Dal 1960, líapprocio del governo della Thailandia allo sviluppo socio-economico ha puntato sulla promozione dello sviluppo industriale e sugli investimenti esteri sperando che avrebbe portato il tasso di crescita economica annuale al 7%. Sperando che gli investimenti stranieri avrebbero aiutato il raggiungimento dei suoi obiettivi, il governo della Thailandia ha messo in atto politiche per incentivare gli investitori stessi, facendo importare macchinari senza pagare tasse e promettendo di controllare il basso costo del lavoro in tutta la nazione. Come parte di questo piano per attrarre gli investimenti stranieri e i loro capitali, il governo ha trascurato di approvare leggi per la difesa della sicurezza e della salute dei lavoratori, e generalmente non ha fatto pressione sulle aziende per migliorare i loro livelli di sicurezza. Inoltre il governo ha scoraggiato i sindacati dallíorganizzarsi nelle zone di sviluppo. Questa mancanza di applicazione delle leggi e il desiderio degli investitori stranieri di trarre i loro profitti ad ogni costo, ha portato seri problemi di salute e sicurezza in molte fabbriche della Thailandia.
Queste condizioni sono chiaramente testimoniate dai tragici incendi nelle aziende Kader nel 1993 e Dynamic nel 1994. Líincendio alla ditta Kader nel maggio 1993 non fu il primo in quella ditta. Il 16 agosto 1989 un incendio uccise un lavoratore, ne ferì 30 e distrusse 3 edifici quando del tessuto polyestere usato nella fabbricazione di bambole prese fuoco. Un secondo incendio distrusse materiali e merce il 13 febbraio 1993. Il Dipartimento per la Protezione del Lavoro emise istruzioni alla ditta Kader ordinandogli di fare alcuni cambiamenti a proposito della sicurezza allíinterno della sua fabbrica, e di stabilire un piano di emergenza in caso di incendio. Nessuna successiva ispezione ebbe luogo, e 3 mesi più tardi un incendio uccise 188 lavoratori, il peggiore incendio in una fabbrica mai accaduto nel mondo. Il governo indagò sullíincendio concludendo che la ditta Kader aveva violato le leggi di sicurezza ".... con la complicità degli Ufficiali del Governo". Tuttavia, solo un lavoratore, líingegnere della fabbrica e 3 membri del consiglio amministrativo furono accusati in relazione allíincendio; líindustria Kader (Thailandia) non fu mai accusata. Dopo líincendio della Kader, il Ministro dellíIndustria Sanan Kachornprasat formò un gruppo speciale di esperti per ispezionare le fabbriche in Bangkok e nelle province limitrofe. Delle 244 fabbriche ispezionate, 144 avevano ignorato la legge sulle uscite di sicurezza e sugli allarmi anti-incendi. Questa ispezione fu fatta solamente in quelle fabbriche con più di 100 lavoratori e con costruzioni alte almeno 3 piani. Perciò, le piccole fabbriche locali di fortuna, che sono generalmente le peggiori violatrici delle regole di sicurezza, non sono state incluse. Líinchiesta del governo ha dichiarato che gli incidenti nelle fabbriche sono aumentati a un tasso dal 20% al 30 % per anno, molto più dellíincremento industriale che la Thailandia stava avendo (dal 12% al 15%). In base alle cifre date dal governo, ci furono approssimatamente 37.000 infortuni e malattie nel 1987, saliti a più di 150.000 nel 1992.
LA VITA E LA MISERIA DELLE DONNE LAVORATRICI
Voi comprate giocattoli nei centri commerciali nel vostro paese o allíestero per fare dei regali senza stare troppo a pensare da dove essi provengano. Le bambole imbottite che sembrano così graziose, a forma di persone, animali o personaggi dei cartoni animati, fatte in plastica, gomma e legno, sono prodotti in grandi fabbriche che utilizzano fondamentalmente manodopera femminile. Noi crediamo che líera della schiavitù sia finita, ma in effetti esiste ancora nelle nuove città industrializzate. Ciò è particolarmente vero per le fabbriche di giocattoli in Thailandia. Questo articolo è il frutto del lavoro di una ONG (Organizzazione Non Governativa) che ha seguito il caso della ditta Kader dal 10 maggio 1993. Lo scrittore ha intervistato e raccolto informazioni direttamente dalla fabbrica di giocattoli e da molte altre fonti. Questo articolo è un esame iniziale delle condizioni di lavoro in varie industrie allo scopo di informare il pubblico e interessare le ONG in modo tale che insieme possano creare un piano di azione per risolvere questi problemi, e per prevenirne il continuo peggioramento.
LA TRAGEDIA DELLA KADER
Il 10 maggio 1993 il mondo intero fu scioccato dal catastrofico incendio della fabbrica di giocattoli Kader, una società a capitale misto Thailandia-Hong Kong. Nellíincendio, 188 lavoratori rimasero uccisi, 500 feriti, 500 furono lesi e 3.000 rimasero senza lavoro. Fu chiaro che la causa più significativa dellíincendio fu la mancanza di attenzione da parte del proprietario alle misure più elementari di sicurezza. Allo stesso tempo, il governo ignorò questo caso e non usò delle misure legali appropriate. I lavoratori della Kader dovettero protestare per 3 mesi prima di ricevere il risarcimento per le famiglie delle vittime (214.000 baht per ogni persona uccisa). Questo sforzo ebbe successo grazie alla cooperazione internazionale che coinvolse numerose organizzazioni che diedero la responsabilità dellíincendio alla ditta Kader e al governo della Thailandia.
Ma durante il processo per la punizione dei responsabili, fu chiaro che gli investitori thailandesi e di Hong Kong non furono tra coloro che erano stati puniti. Solo alcuni dirigenti della fabbrica furono perseguiti e solo Wiroot Yusak (che gli investigatori ritennero responsabile di aver generato líincendio per una sigaretta) fu indicato come il vero imputato. Secondo la legge thailandese, la violazione delle leggi di sicurezza industriale viene punita con una multa a partire dal pagamento di 20.000 baht fino a 6 mesi di prigione, una punizione minima per il crimine. Ci furono solamente alcune ONG e associazioni che cooperarono nel richiedere al governo thailandese di migliorare la sicurezza nei posti di lavoro e nel designare il 10 maggio come giornata nazionale della sicurezza in tutta la Thailandia, in ricordo dellíincendio della Kader. Comunque, un cambiamento strutturale della legge per cambiare i livelli di sicurezza nellíambiente di lavoro non si è ancora verificato.
LíINDUSTRIA DEL GIOCATTOLO... UNíINDUSTRIA NOMADE
Líindustria del giocattolo è uníindustria a lavoro intensivo che ha avuto origine in Europa e che più tardi si è spostata negli Stati Uniti (che sono allo stesso tempo i più grandi esportatori in tutto il mondo). Dal 1985, líindustria del giocattolo ha lasciato anche gli Stati Uniti. Le compagnie americane stanno producendo sempre meno i loro stessi prodotti, e stanno cercando di concentrarsi molto di più sul marketing e sulla distribuzione. La produzione è ora progettata per utilizzare produttori stranieri, che costano meno che negli Stati Uniti, visto che i salari in molti paesi in via di sviluppo sono estremamente bassi. Líindustria del giocattolo si è spostata prima in Giappone e poi in paesi come la Corea del Sud, Hong Kong e Taiwan. A partire dal 1988, i salari in questi paesi si alzarono e il numero di scioperi e líinfluenza dei sindacati nella Corea del Sud aumentarono. Ciò spinse líindustria del giocattolo a migrare in Thailandia, Cina e Indonesia, che hanno salari bassi e sindacati deboli.
In Thailandia, líindustria del giocattolo si è sviluppata ed è cresciuta molto velocemente grazie al supporto del governo thailandese già dal 1977. Molte multinazionali da Hong Kong, Corea del Sud e Taiwan hanno investito nellíindustria del giocattolo. Oltre ai salari bassi, esse ricevono delle speciali agevolazioni fiscali quando esportano negli Stati Uniti o nei paesi europei. Il valore delle esportazioni dei giocattoli in Thailandia è cresciuto rapidamente in un periodo di 10 anni. Nel 1981 la Thailandia ha esportato 51,9 milioni di baht, nel 1991 ha raggiunto la cifra di 7.799 milioni di baht e 9.500 milioni di baht nel 1993. Il valore previsto per le esportazioni nel 1994 è di 9.510 milioni di baht. Questi drammatici aumenti mostrano la rapida crescita in Thailandia dellíindustria del giocattolo. Ci sono 115 compagnie di giocattoli che hanno la possibilità di esportare e che hanno ricevuto capitale dallíestero. Le fabbriche di giocattoli sono distribuite in tutta Bangkok e nellíarea industriale attorno alla città stessa. Ci sono delle fabbriche molto grandi che impiegano più di 10.000 lavoratori. Líindustria del giocattolo può essere divisa in 3 categorie fondamentali:
1. I giocattoli di plastica e di metallo, meccanici e non meccanici. Ci sono 35 fabbriche di questo tipo in Thailandia. Questo tipo di giocattolo è il numero uno esportato e rappresenta il 70% del totale dei giocattoli esportati. I suoi mercati principali sono gli Stati Uniti e líEuropa.
2. Le bambole, comprese le figure umane, gli animali e i personaggi dei cartoni animati, fatte con imbottitura di cotone, pelliccia animale e polyestere. Questo tipo di giocattolo è molto popolare e grazie alla grande domanda del mercato il numero delle fabbriche è aumentato attualmente a 30. Il valore di esportazione è del 25% del totale dei giocattoli esportati.
3. I giocattoli di legno per scopi educativi, per bambini dellíetà da 1 a 6 anni. Ci sono pochi produttori di questi giocattoli di legno e attualmente solo 10 fabbriche in Thailandia li producono.
LE CONDIZIONI DI LAVORO NELLE FABBRICHE
Líincendio alla fabbrica Kader evidenziò le cattive condizioni di lavoro alla Kader e le abitudini di molte fabbriche in Thailandia. Molte delle lavoratrici ricevevano un minimo salariale di 135 baht al giorno (lire 9.384). Questo importo non copre nemmeno le spese di vita fondamentali di una singola persona che vive da sola. Da un esame condotto dal Centro Sindacale per la Formazione e líInformazione (CLIST), i bisogni fondamentali delle singole lavoratrici richiedono un minimo di 150 baht al giorno per coprire le spese di base. Quando il minimo salariale non fu sufficiente, le lavoratrici richiesero di lavorare oltre líorario normale di lavoro, lavorando in media da 12 a 16 ore al giorno al fine di coprire i loro bisogni fondamentali. Le lavoratrici sono inoltre pressate dalla fabbrica a fare degli orari straordinari, e ciò è anche contro le leggi sul lavoro thailandesi. Esse devono lavorare normalmente anche durante le vacanze e specialmente molte ore durante líalta stagione, che è da maggio fino a dicembre. Poichè líindustria del giocattolo è a lavoro intensivo, essi preferiscono assumere delle donne inesperte. Queste fabbriche non necessitano nel loro lavoro di particolare esperienza, così assumono lavoratrici che hanno dai 15 ai 20 anni. Queste lavoratrici sono generalmente assunte temporaneamente per 4 mesi. Questo contratto di lavoro a breve termine è usato per evitare il requisito legale di provvedere a certi benefici della lavoratrice. Se una lavoratrice è assunta con un contratto temporaneo non avrà diritto a certi benefici. Inoltre, se assunte a breve termine, la ditta le può licenziare durante la bassa stagione senza concedere alcun indennizzo.
Eí evidente dalle condizioni di lavoro che un numero considerevole di fabbriche non adotta i livelli base di sicurezza. Inoltre, dalle interviste con persone che hanno lavorato nellíindustria del giocattolo, siamo venuti a conoscenza che la temperatura nelle fabbriche è molto elevata, non ci sono servizi igienici adeguati al numero dei lavoratori nè acqua potabile. Il posto di lavoro è affollato e congestionato da macchine enormi. Per la produzione che necessita di gomma e plastica, i lavoratori devono lavorare con sostanze chimiche nocive e senza essere provvisti di sistemi di protezione adeguati. Nellíindustria del giocattolo cíè molta polvere nellíaria generata dai tessuti e dallíimbottitura usata nella produzione. Le ditte non dispongono di dispositivi per filtrare la polvere nellíaria, e non forniscono le maschere per proteggere i lavoratori. Essi lavorano sotto lo stretto controllo dei supervisori, che li obbligano a raggiungere un certo volume di produzione senza preoccuparsi degli effetti sulla loro salute. Alcuni supervisori sono molto severi, e non danno ai lavoratori líopportunità di protestare in alcun modo. Comunque, ci sono circa 25 sindacati nellíindustria del giocattolo. Ma questi sindacati sono soltanto locali e generalmente in grado di promuovere piccoli cambiamenti.
Ciò significa che la maggior parte dei lavoratori non può avere la protezione stabilita dalle leggi sul lavoro per migliorare la qualità della loro vita.
DYNAMIC: IL MAGGIOR PRODUTTORE DI BAMBOLE IN ASIA
Líindustria del giocattolo Dynamic Toy Industry, situata a Kratumban nella Provincia di Samutsakorn, fu fondata nel 1984. Originariamente, fu un investimento a capitale misto tra il signor Charan Giawaranon di Kluacareenpokaphan (CP), un gruppo di Hong Kong, e il signor Taweesin Jaruwungchajon. La compagnia Dynamic crebbe rapidamente fino al 1987 quando il gruppo di Hong Kong e Charan si separarono per formare due compagnie separate, Kader e Thai Chewfu, in modo tale per trarre vantaggio dal boom dellíindustria del giocattolo. Taweesin mantenne il controllo sulla Dynamic. Nel 1991 la compagnia ingrandì le sue fabbriche e creò la Dynamic Industry, che aveva la più alta produzione di giocattoli imbottiti, bambole vestite e Barbie del mondo. Il Gruppo Dynamic include sia Dynamic Toy che Dynamic Industry, e produce giocattoli per Mattel, Tyco, Hasbro, Kenner negli Stati Uniti e Sega in Giappone ed ha un fatturato annuale di circa di 153 miliardi di lire. La compagnia ha fatto in modo di essere competitiva nella produzione di giocattoli in Thailandia spostando alcune società in Cina, dove era possibile trarre vantaggio dai salari bassi. La Dynamic Toy è cresciuta molto velocemente ed ora controlla 7 grandi società, occupando 144.000 metri quadri di superficie coperta. Essa inoltre produce articoli per la casa, bottiglie di plastica, abiti e colori per bambini. In tutto, il Gruppo Dynamic impiega più di 6.000 lavoratori. In una delle sue società, la Dynamic Industry impiega 1.500 donne. Le lavoratrici ricevono il minimo salariale di 135 baht al giorno, senza tenere conto della loro anzianità di lavoro. Durante líalta stagione i lavoratori sono costretti a lavorare 4 ore di straordinario, per un totale di 12 ore giornaliere, con uníora di intervallo tra le 12:00 e le 13:00. Quelle che si rifiutano di lavorare oltre líorario normale vengono immediatamente licenziate. Oltre lí80% delle lavoratrici della Dynamic Industry sono assunte come lavoratrici temporanee per la durata di 4 mesi. Queste lavoratrici verranno lasciate andare alla fine del loro contratto e verranno riassunte dopo 7 giorni. I contratti di lavoro temporanei sono contro la legge che tutela il lavoro e sono utilizzati dai datori di lavoro per sfuggire alla responsabilità di pagare il risarcimento alle lavoratrici che vengono licenziate ingiustamente. Questo sistema impedisce che le lavoratrici si rivolgano ai sindacati. Sebbene esse abbiano fatto richiesta ai funzionari di governo, non esiste ancora una adeguata risposta del governo a questo problema. Queste lavoratrici sono state private dei loro diritti in base alle leggi che tutelano il lavoro. Per esempio, non ricevono il pagamento dei giorni di malattia o dei giorni di ferie. Inoltre, ogni lavoratrice appena assunta deve pagare 75 baht per forbici e fuso. Se questi ultimi vengono rotti, líoperaia deve pagarne il rimpiazzo. Se gli aghi vengono perduti o rotti, le lavoratrici devono pagare 2 baht per ago. Se un pezzo di stoffa viene fatto cadere sul pavimento, líoperaria deve pagare 10 baht per pezzo. Le misere condizioni di lavoro sono evidenziate dal fatto che 700 lavoratrici al primo piano hanno soltanto 9 servizi igienici. Il loro tempo per utilizzare il bagno è limitato ed è costantemente controllato allo scopo di farle lavorare per le intere otto ore. Líaria è piena di polvere di cotone e di imbottitura in tutte le zone di lavoro. Molte donne hanno malattie polmonari, problemi di sinusite e allergie. Non avendo alcun dormitorio o mezzo di trasporto per recarsi al lavoro, le lavoratrici devono affittare delle stanze di circa 4 metri per 4, che vengono divise con altre 2 o 3 di loro. In media, líaffitto è approssimativamente da 400 a 500 baht al mese, mentre le spese di viaggio ammontano a circa 10/20 baht al giorno.
Le fabbriche non effettuano controlli sanitari annuali e le lavoratrici sono curate solo con medicine che alleviano i sintomi ma non eliminano le cause. Il capo controlla la produzione ponendo un livello di produzione da raggiungere ad ogni persona. Se líoperaia non raggiunge líobiettivo prefissato, le sue ragioni non sono considerate e líoperaia è così costretta a lasciare il proprio lavoro. Le lavoratrici lavorano su una linea di produzione di 70-80 persone strettamente controllata. I supervisori utilizzano ogni modo per obbligare le lavoratrici a raggiungere il volume di produzione prefissato. Inoltre la compagnia assume i dirigenti direttamente dal governo. Per esempio, funzionari di governo che hanno lavorato precedentemente nel dipartimento del lavoro arrivano per aiutare a controllare le lavoratrici. Oppure la compagnia assume burocrati in pensione per costruire e gestire contatti di lavoro specialmente in ambienti governativi.
DYNAMIC: LA LOTTA DELLE VITTIME
Dopo la tragedia dellíincendio, i lavoratori della Kader organizzarono un incontro per le persone che avevano subito danni sul posto di lavoro, formando una organizzazione: la IVO (Industrial Victimís Organisation). Líobiettivo fu di mettere insieme le persone che lavoravano nellíindustria del giocattolo per proteggere i loro diritti. Un gruppo di 20 persone cominciò ad analizzare la propria situazione e a pianificare la lotta su varie questioni come la salute e la sicurezza. La compagnia cercò di identificare i membri di questo gruppo e di sbarazzarsi di loro. Il gruppo di lavoro incrementò i suoi sforzi per coinvolgere più lavoratori. Líistruzione per i lavoratori fu organizzata in modo tale che potessero imparare quali fossero i loro diritti, le libertà e i benefici secondo le leggi sul lavoro. Il gruppo iniziò ad incoraggiare i lavoratori a formare un proprio gruppo di azione allo scopo di eliminare i contratti di lavoro temporanei, distribuendo documenti informativi ai lavoratori della Dynamic.
Questo sforzo non fu subito riconosciuto. Molti lavoratori furono avevano così paura di perdere il lavoro che accettarono qualsiasi condizione lavorativa, anche se violava i loro diritti e le leggi del lavoro. La contesa iniziò seriamente nel settembre 1994, quando i lavoratori a tempo determinato finirono il loro periodo di lavoro ed ebbero dalla compagnia líestensione del contratto. Ci furono 4 donne che rifiutarono líestensione del contratto: Waraphan Archan, Sinsmuthan Wongsabutan, Lameey Komlcitahan e Manatha Laprakhoon. Queste lavoratrici obiettarono che avevano lavorato già per un anno e che estendere il contratto temporaneo era una violazione delle leggi sul lavoro. La direzione della compagnia suggerì loro di firmare una dichiarazione che attestava che si licenziassero dallíazienda. Quando le 4 lavoratrici rifiutarono di firmare questa dichiarazione la compagnia ordinò loro il trasferimento nella più difficile e scomoda area di lavoro, dove questíultime dovevano lavorare con macchinari pericolosi. Le quattro lavoratrici scrissero una dichiarazione al Consiglio di Amministrazione della società chiedendo alla compagnia di interrompere immediatamente la pratica dei contratti temporanei. La dichiarazione fu portata allíufficio del lavoro nella provincia di Samutsakorn per obbligare il datore di lavoro ad osservare la legge.
INDAGINE SANITARIA CONDANNA LA SOCIETÀ DYNAMIC
Mentre alcuni elogiano la Dynamic per il suo notevole giro di affari, altri la condannano per le pessime condizioni di lavoro. Nel 1990 un quotidiano thailandese riportò che una lavoratrice del gruppo Dynamic diede alla luce un bambino morto come risultato dellíinalazione di sostanze chimiche nocive sul posto di lavoro. In risposta, una squadra dellíUfficio Sanitario del Lavoro (OOEM), che fa parte del Ministero della Sanità, fu inviata nella fabbrica per condurre una serie di tests. Il loro rapporto fu inoltrato alla direzione della fabbrica ma non fu mai mostrato alle lavoratrici. Il rapporto condannava i proprietari della fabbrica per non aver mai provveduto ad un adeguato sistema di ventilazione, ad apposite mascherine e controlli medici, nonostante il fatto che i lavoratori fossero esposti continuamente alla polvere, allíaria piena di fibre di tessuto e a prodotti chimici dannosi. Gli ispettori dellíOOEM criticarono inoltre la direzione per la mancata istruzione del personale su come proteggere sé stessi contro i rischi alla salute. Líindagine concluse: "Líambiente della fabbrica ha bisogno di urgenti modifiche e i lavoratori necessitano di controlli regolari per la tutela della loro salute". Secondo lo stesso rapporto, controlli causali sono stati effettuati su 50 donne lavoratrici di diversi reparti dellíazienda. Le donne furono intervistate sul loro stato di salute e furono effettuati esami del sangue. Molte lamentarono frequenti svenimenti e manifestarono problemi di respirazione e udito. Il test del livello di rumore rilevò valori tra i 108 e i 112 decibel. Il massimo livello permesso dalla legge thailandese è di 80 decibel per 8 ore di lavoro al giorno. Le 50 lavoratrici ricevettero líesito degli esami che attestava i danni alla salute. Secondo il Dr. Orapan Metadilakul, dirigente dellíOOEM, circa nel 45% delle donne si riscontrano malattie del sangue causate dallíesposizione a prodotti chimici nocivi. In una donna si riscontrò un tasso di eosinophil pari a 14, quando il livello massimo consentito dovrebbe essere 5. Il sangue di due donne gravide conteneva delle tracce di toluene e di fenolo, che comprende un componente cancerogeno chiamato benzene.
Questa ispezione dellíOOEM condotta 5 anni fa ebbe solo un piccolo impatto nel miglioramento delle condizioni alla Dynamic. I lavoratori dicono che ci sono stati dei piccoli cambiamenti. Essi non indossano ancora maschere protettive nelle aree di verniciatura. Potenti ventilatori orizzontali che sollevano polvere sono ancora utilizzati, sebbene siano stati condannati dalla indagine dellíOOEM, e un dottore a tempo pieno non sia ancora stato assunto in fabbrica come richiesto dalla legge.