La televisione non esiste: sono solo figurine

Azioni oltre le Rappresentazioni
estratto dal messaggio del 21/11/97
alla mailing list "Arti-Party"
 
[...]
2) Conosco Duchamp, Manzoni e un po' di storia dell'arte ma vorrei riuscire

a fare un discorso nel presente senza dovermi giustificare con il passato,
che comunque ci arriva sempre sotto forma di racconti non confutabili e
sempre mutanti.

3) la definizione di arte e artista mi sta molto a cuore, non per
"masturbazioni mentali" o peggio ancora per definire
>un ruolo ecosociale ? una categoria assicurativa e pensionabile ?
>cosa'altro ?
come dice Miglioli
ma perche' devo cercare di definire a parole, per comunicare a chi mi sta
attorno, cosa faccio e chi sono.
Mi rendo sempre piu' conto che alla maggior parte della gente (anche tra
chi frequenta questa lista) quando si nominano arte e artista appare in
mente il lavoro della "rappresentazione" (pittura, scultura, scrittura
ecc... anche con macchine elettroniche) e della "esposizione" (in galleria
o in Internet) legate ad un sentimento di "libera espressione" degli
individui per una crescita dello spirito (?) umano.
A me pare che ormai la realta' contemporanea dimostri che il valore delle
"rappresentazioni e delle esposizioni" sia dato da un
sistema-mercato-mentale-diffuso che poco ha a che fare con la "libera
espressione" degli individui. Anzi si basa sulla "mortificazione" della
creatività dei compratori-maggioranza (attraverso l'esaltazione della
figura dell'artista) cosi' come il mercato-pubblicitario si basa sulla
frustrazione dei desideri, in modo da garantirsi sempre un pubblico pagante
convinto di non essere "creativo". Vedi qualsiasi rivista d'arte o servizio
TV.

Se l'artista e' colui che provoca emozioni attraverso l'organizzazione di
segni e materiali allora anche i pubblicitari sono artisti. E anche tanti
artigiani che sono certamente piu' emozionanti di tanti "artisti".
Ma per me la questione non e' provocare emozioni o sentimenti quanto
piuttosto contribuire al miglioramento delle condizioni umane e del
pianeta. Anche se non siamo piu' al "centro" di niente.
Posso tranquillamente sottoscrivere l'affermazione di T.Tozzi in risposta
al Miglioli:
>L'arte dunque e' quella parte della vita che difende non solo il diritto
>individuale all'autonomia e al libero arbitrio, ma contemporaneamente
>garantisce una forma di mutualismo ad ogni altra entita' che coevolve con
>tale individuo.
come sono d'accordo con Miglioli:
>io credo che scienziato, artista, scrittore
>eccetera dovrebbero fondersi in ognuno e dare vita ad una genìa di
>esseri tattici e strategici, in un mondo che elide la domanda nel
>momento stesso in cui viene posta...
Devo confessare che solo di fronte al trittico di Boccioni "Stati d'Animo"
mi sono veramente emozionato ma certanemete nemmeno quella esperienza mi e'
servita per migliorare la mia vita o la mia consapevolezza, anche se
illusoria, del cose.

Insomma per farla breve: non mi pare che occuparsi ingenuamente di
"rappresentazioni" in nome dell'arte, dello spirito creativo, o di chi sa
cosa, serva a migliorare il mondo, anzi...;
io mi riconosco in un comportamento "artistico" che si preoccupa di fare
"azioni" piuttosto che "rappresentazioni" e mi interessa confrontarmi con
le persone che si muovono in questa direzione, per cercare di migliorare il
proprio agire e riuscire a segnalarlo come ulteriore possibilità
dell"espressione artistica".
Ma mi interessa dialogare anche con chi continua ad occuparsi di
"rappresentazioni" perche' nel mio agire posso usare anche questa modalita'
di azione-comunicazione.
Infatti non e' un caso se:
>Le nostre opere, i nostri oggetti, le nostre macchine digitali, continuano
>invece a trasmettere senso anche al di fuori di un museo o di una galleria,
>ad infiniti livelli, accettandoli tutti e adattandosi a tutti, da brave
>macchine complesse che sono
(come dice Mario Canali) perche' non si fermano al problema della
"rappresentazione-esposizione" ma si preoccupano di essere
"interfaccie-attive" verso esperienze cognitive (ed emotive) che spostino
l'attenzione dal prodotto al processo, perche' pensiamo che questo
"spostamento" sia un avanzamento evolutivo.
E finalmente arriva in lista anche il messaggio di Antonio Caronia:
>Per chi, come me, è
>più interessato al loro uso "rivoluzionario", dovrebbe però essere
>chiaro che o le nuove tecnologie ci aiutano a riportare l'arte alla sua
>originaria funzione di produzione e di diffusione di "senso" sociale
>(non di "significati" dell'opera!), o non sono nulla.
Certo perche' il "fare artistico" non e' mai separato dal senso sociale e
politico (anche se vorrebbe).
Fare finta di essere in una "zona libera dal senso sociale" come spesso fa
chi si occupa di sola "rappresentazione" ti mette in realtà dalla parte di
chi sfrutta il sapere, l'arte e la comunicazione per il dominio personale e
il controllo sociale.
Per questo un acquarello anche se bellissimo rischia di essere un "crimine
contro l'umanita'".

Una volta pensavo che agire sull'Immaginario Collettivo attraverso la
sperimentazione e la creazione di nuovi linguaggi (rappresentazioni) si
sarebbe poi riversato sul mondo modificandolo - in meglio naturalmente ;-).
Adesso credo che non si tratti di agire Sull'Immaginario ma CON
l'IMMAGINANTE Collettivo, inteso come sistema di relazioni e tecnologie per
la comunicazione-produzione di senso, attraverso azioni o oper'azioni
condivise che agiscano direttamente nel "mondo" e non solo sulla sua immagine.
In questo vale la pena di spendere creatività e sentimento, e gli strumenti
da affinare non sono solo tempere o computer ma anche comportamenti
sociali. In questo sta il connubio tra arte e vita.
Per me questo è fare arte.
Ma non lo e' per tutti - nemmeno per mia mamma! :-))
Quindi potrei sbagliarmi, e mi sento di riconoscere come legittime anche le
altre interpretazioni di arte, solo vorrei che nessuno si arrogasse il
diritto di essere il depositario della "vera arte" per questo preferisco
parlare di artI, al plurale e con la I maiuscola, e vorrei che le artI
fossero definite in base alla funzione sociale piuttosto che in base alle
tecniche usate (come pittura, video o computer) ... o forse in base all'uso
della "rappresentazione" e dell'"azione" che viene fatta o del tipo di
"esperienza" che propone ... Non per decidere chi sono i buoni e chi i
cattivi (che potrei liberamete passare da un'arte all'altra, come in
effetti un po' gia' faccio) ma semplicemente per essere riconosciuto dai
miei simili in questa fase di mutazione e perche' l'esperienza che ho
accumulato in questi anni possa essere condivisa e sviluppata con-da altri.

per ora e' tutto

giac

*** http://www.dada.it/arti-party ***

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immagini dalla performance "ColTVazione" 1986


ospite di C-Lab.it

Giacomo Verde
E-mail: info@verdegiac.org

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