R- Il futuro non esiste piu', oramai esiste solo il presente che non puo' essere
immaginato secondo la classica cultura del progetto. Mi pare che con l'uso delle
tecnologie si debba agire in uno stato di tensione est-etica piuttosto che di
creazione progettuale a lungo termine che presuppone un approccio ideologico
al mondo. Inoltre
penso che gli artisti non hanno mai progettato il futuro forse lo hanno immaginato
ma quasi sempre era solo un altro modo per raccontare il presente.
Il futuro tecnologico e' progettato dalle leggi economiche imposte
dal profitto multinazionale, come si puo' pensare che ci sia posto per
una attenzione est-etica, che non sia solo decorativa, in quei centri di
potere? O le persone di potere diventano "artisti" oppure dal basso gli
"artisti-consumatori" riusciranno ad imporre delle modalita' di sviluppo
alternative a quelle del profitto multinazionale. Quello che immagino piu'
credibile e' una continua lotta di poteri est-etici economici piu' o meno
evidente, in continua mutazione e senza fine. Ma forse e' solo il presente.
D- Le tecnologie prevaricheranno il ruolo dell'artista o l'artista
riuscira' a trovare un linguaggio adatto all'era digitale?
R- Le tecnologie non hanno mai prevaricato il ruolo degli artisti piuttosto
gli hanno proposto nuovi ambiti di azione. Chiunque viva il proprio tempo
con un minimo di attenzione trova il modo di accordarsi con le tecnologie
del momento che d'altra parte non sono Dio.
D- Cosa e' l'interattivita', come cambia e cambiera' il rapporto tra
artista fruitore e opera?
R- Ci sono diversi livelli di interattivita', dal premere un tasto o fare un
gesto per attivare una funzione programmata fino all'uso di strumenti e ambienti
che permettono una fruizione personalizzata e diversificata. Penso che
realizzare opere interattive significhi realizzare contesti, piuttosto che oggetti,
che possano permettere agli spettatori e allo stesso autore di fare esperienze
cognitive ed emotive soddisfacenti.
Se un' "oper'azione" ha un alto livello di interattivita' nel momento
dell'esposizione l'autore si trova a sperimentarne e a scoprirne il senso,
oltre che su se stesso, anche attraverso il comportamento degli spettatori-ospiti.
In teoria il valore dell'opera dovrebbe essere maggiore della somma dei
fruitori+l'autore e diversa per ognuno fino al punto di eliminare quasi
la distinzione tra autore e fruitore nell'opera.
E come se da una parte diminuisse la responsabilita' dell'autore per
fare aumentare quella del fruitore.
Per valutare un'opera interattiva il fruitore, come l'autore, deve
fare attenzione oltre che alla proprie reazioni anche a quelle degli altri
fruitori nel senso che l'opera in realta' non e' l'ambiente o l'oggetto
ma i comportamenti che l'opera attiva in tutti quelli che la incontrano.
Comunque continueranno sempre ad esistere con soddisfazione anche opere-oggetto
non interattive, forse cambieranno le modalita' di interpretazione che andranno
oltre la tradizionale analisi spazio-forma-colore nell'ambito dell'estetica
del linguaggio.
Come in effetti nelle opere interattive l'estetica del linguaggio
e' solo una delle componenti del contesto percettivo.
Giacomo Verde
Treviso 22 sett. 97