I giochi e le attività con il video,
che propongo di solito, nascono come strumento ludico per affrontare il mostro
tv; sono dedicati a chi sente il problema della televisione e a chi ha voglia
di sperimentare nuove possibilità..
Nella società dell’informazione, dove esiste un eccesso di informazioni
disponibili, il principale modo per orientarsi e scegliere cosa vedere
è seguire il piacere. Chi fa televisione, o informazione-spettacolo,
lo sa benissimo: tutti i messaggi prodotti devono avere una confezione
piacevole altrimenti non hanno la minima possibilità di essere presi
in considerazione. Questo dominio del piacere si scontra apertamente con
la concezione di cultura e apprendimento che si ha nella maggioranza dell’ambiente
scolastico. Nonostante diversi pedagogisti o ricercatori (da Piaget a Bateson)
abbiano dimostrato l’importanza di un contesto piacevole per favorire l’apprendimento
(è più facile apprendere quando ci si diverte, e i giochi
infantili rimangono i primi “maestri di vita” che ognuno di noi ha avuto)
e nonostante ognuno di noi abbia fatto esperienza di questo, si continua
a credere che le “cose serie” siano quelle che contano. Questo accade nella
nostra cultura occidentale perché viviamo in un contesto che continua
a separare la mente dal corpo, lo spirito dalla carne, (e il gioco viene
erroneamente associato solo al corpo) così come si continua a confondere
“informazione” con “educazione”.
L’educazione è frutto di esperienza, e l’esperienza non separa la mente dal corpo (non esiste mente senza corpo), quindi quando ci preoccupiamo di dare “informazioni” ai bambini tenendoli seduti nei banchi, o rinchiusi negli appartamenti, o chini sui libri di testo stiamo facendo fare, in realtà, un’esperienza di costrizione e stiamo solo tentando di educarli alla rinuncia dell’interezza mente-corpo. La televisione è molto più brava a dare informazioni tenendo tutti immobili davanti al suo schermo, quindi se gli insegnanti e gli adulti in generale pensano che educare significhi informare (piuttosto che condividere esperienze) devono tutti imparare a fare la televisione oppure, semplicemente, rinunciare ad educare delegando il compito alla televisione, che in effetti è quello che avviene al di là delle ipocrisie. Gli adulti, però, non possono pretendere che la televisione rinunci a fare la televisione: che diventi noiosa, buona, non violenta. La tv è sempre e solo immaginario e, come le fiabe, non può che essere eccessiva, amorale a lieto fine e violenta; e comunque cosa c’è di più violento di tenere qualcuno immobile di fronte ad uno schermo, o una cattedra, illudendolo di conoscere in questo modo il bene e il male del mondo? E poi la televisione parla direttamente al corpo: attraverso il montaggio, le inquadrature, i suoni, gli effetti speciali ecc. ecc. stimola continue microreazioni muscolari non controllabili consciamente dal cervello: anche per questo è piacevole.
Per risolvere i danni della tv bisogna vivere imparando a ricomporre la separazione mente-corpo, a separare le immagini dalle cose, rivalutare l’esperienza diretta rispetto al passaggio d’informazioni e soprattutto a essere più divertenti della tv! Sono tutte cose fattibili, basta volerle fare, anche perché la televisione non esiste: sono solo figurine che acquistano il valore che noi gli diamo. Le mie attività non sono certo la soluzione ai problemi accennati prima, ma uno stimolo a darsi da fare sdrammatizzando la situazione, un invito a vedere la questione da un altro punto di vista. Sono “giochi” dedicati a quegli adulti che hanno voglia di mettersi in gioco condividendo esperienze con i propri ragazzi, e che non si vogliono arrendere alla grande baby-sitter tv. Quello che conta, comunque, è creare rapporti diretti tra le persone, prendendo spunti dallo schermo tv piuttosto che da un mazzo di carte o da chissà cosa.
per ora è tutto